Questa conferenza intende dare informazioni sul significato della parola Rebirthing e l’utilizzo, come tecnica, all’interno di un percorso di salute olistica; spiegandone la natura esperienziale e il processo di sviluppo interiore che può attivare. Quindi lo scopo è quello di offrire la possibilità di capire e riconoscere i procedimenti e le esperienze della crescita interiore, come pure essere in qualche misura d’aiuto a quelle persone che non avessero trovato: “la leva per sollevare il mondo”.
Poco fa dicevo di una crescita interiore, ma se c’è una crescita interiore ne abbiamo una anche esteriore (biologica,fisica,mentale,intellettuale,logica,razionale,).
Ecco allora una polarità - Interiore ed Esteriore - entro la quale oscilla la nostra vita. Ora per abitudine siamo portati tendenzialmente a sviluppare la crescita Esteriore perché un determinato tipo di realtà ci impone di dedicare ad essa grossa parte delle nostre energie - e fin qui va tutto bene. Le cose iniziano a complicarsi un pò quando si è pervasi da una inquietudine, da una sottile insoddisfazione e malessere generale che in apparenza non hanno ragione di manifestarsi perché in fin dei conti tutto va bene. Ecco allora che da questo stato vengono fuori diverse esigenze e domande interiori.
GENERALIZZANDO POTREMMO DIRE:
Com ‘è che si cerca qualcosa e tuttavia non si sa quello che si sta cercando?
E……….Siamo pienamente coscienti di tutto quello che ci succede ?
No davvero!
Senza saperlo ci sono così tante cose che pensi, senti, vuoi, e anche fai,.
Se, per esempio, improvvisamente, ci chiediamo: “A che cosa stai pensando?” la nostra risposta, novantanove volte su cento, sarà: “Non lo so.”
E se allo stesso modo ci facciamo un’altra domanda: “Cosa vuoi?” ancora dirai: “Non lo so.” E “Cosa senti?” - “Non lo so.”
È soltanto a coloro i quali sono abituati a osservarsi, guardarsi come vivono, che sono concentrati su questo bisogno di conoscere cosa sta loro accadendo, che si può fare una domanda precisa come questa, e soltanto loro sanno immediatamente rispondere.
In alcuni fatti della vita, sì, si è assorbiti in quello che si sente, si pensa, si vuole e allora si può dire: “Sì, voglio questo, sto pensando a quello, sto sperimentando questo”, ma questi sono soltanto momenti dell’esistenza, non la continuità.
Bene, per scoprire cosa si è veramente, per scoprire perché si è sulla terra, quale è lo scopo dell’esistenza fisica, di questa presenza sulla terra, di questa formazione, questa esistenza… la stragrande maggioranza della gente vive senza chiederselo nemmeno una volta!
Solo una piccola ÉLITE si rivolge questa domanda con interesse, e ancor meno iniziano a lavorare per ottenere la risposta. Poiché, a meno che non si sia così fortunati da incontrare qualcuno che lo sa, non è una cosa così facile da trovare.
Supponiamo, per esempio, che non ci sia mai venuto per le mani un libro di Sri Aurobindo, di Ken wilber o di qualunque scrittore o filosofo o saggio che ha dedicato la vita a questa ricerca; allora non si pensa nemmeno di pensare a queste cose.
Si vivono giorno per giorno gli avvenimenti della giornata.
Quando si è molto giovani, si pensa a giocare, mangiare, e un po’ dopo a imparare, e dopo questo si pensa a tutte le circostanze dell’esistenza. Ma porsi questo problema, confrontarsi con questo problema e domandarsi: “Ma, dopotutto, PERCHÉ sono qui?” Quanti lo fanno? Ci sono persone alle quali questa idea viene soltanto quando affrontano una catastrofe. Quando vedono morire qualcuno che amano o quando si trovano in circostanze particolarmente dolorose e difficili, si rivolgono a se stessi, se sono sufficientemente intelligenti, e si chiedono:
“Ma infine, cos’è questa tragedia che stiamo vivendo, qual è l’utilità e quale il suo scopo?”
È solo in quel momento che si inizia a cercare di sapere.
Ed è soltanto quando si è trovato, trovato che si ha un Sé divino e che di conseguenza si deve cercare di conoscere questo Sé divino… Ma……questo arriva molto più tardi, e tuttavia, malgrado tutto, proprio dalla nascita del corpo fisico, c’è nell’essere, nella sua profondità, questa presenza psichica che spinge l’intero essere verso questo compimento.
Ma chi lo conosce e lo riconosce questo essere psichico?
Anche questo arriva soltanto in circostanze speciali, e sfortunatamente, la maggior parte delle volte devono essere circostanze dolorose, altrimenti si va avanti a vivere senza pensare. E nelle profondità del proprio essere è questo essere psichico che cerca, cerca, cerca di svegliare la coscienza e ristabilire l’unione. In fondo, è soltanto quando si diventa consci della propria anima, e ci si è identificati con il proprio essere psichico, che si può vedere in un singolo flash l’immagine del proprio sviluppo individuale attraverso le età. Allora davvero si comincia a conoscere… ma non prima. Allora, davvero, vi assicuro comincia a essere interessante.
Si cambia la propria posizione nella vita.
C’è una tale grande differenza fra il sentire vagamente, avendo un’impressione esitante di qualcosa, di una forza, un movimento, un impulso, un’attrazione, di qualcosa che vi guida nella vita - ma è ancora così vaga, così incerta, è confusa - c’è una tale differenza fra questo e l’avere una chiara visione, un’esatta percezione, una comprensione totale del significato della propria vita. E solo allora si comincia a vedere le cose per come sono, non prima. Soltanto allora si può seguire il filo del proprio destino e vedere chiaramente l’obiettivo e il modo per raggiungerlo. Ma questo accade soltanto attraverso successivi risvegli interiori, come l’apertura improvvisa di porte su nuovi orizzonti ; veramente una nuova nascita in una Coscienza più vera, più profonda, più duratura.
Fino ad allora si vive in una nuvola, a tentoni, sotto il peso di un destino che a volte ci schiaccia, che ci fa sentire di essere stati costruiti in un certo modo e di non poterci far niente.
Si è sotto il fardello di un’esistenza che pesa, che ci fa strisciare a terra invece di sollevarci al di sopra e vedere tutti i fili, i fili conduttori, i fili che legano cose diverse in un unico movimento di progressione verso una realizzazione che diventa chiara.
Si deve saltar fuori da questa mezza-coscienza che è considerata generalmente del tutto naturale - questo è il nostro ‘normale’ modo di essere e da questo non ci tiriamo indietro neanche quanto basta per vedere e chiederci di questa incertezza, di questa mancanza di precisione; mentre, al contrario, sapere che si sta cercando e cercare coscienziosamente, deliberatamente, CON OSTINAZIONE e metodicamente, questa è la condizione eccezionale, quasi ‘anormale’.
Eppure è soltanto in questo modo che si comincia a vivere veramente.
Concludo dicendo:
E’ attraverso una costante crescita interiore che si può trovare un interesse sempre nuovo e inesauribile nella vita. Nessun altro modo è soddisfacente.